Unione europea

Il presente contributo mostra come l’introduzione di strumenti elettronici e banche dati a disposizione delle stazioni appaltanti, qual è Brescia Infrastrutture S.r.l., come il portale e-procurement “Tutto Gare”, abbia portato ad una sostanziale semplificazione delle procedure di affidamento, consentendo l’aggiudicazione di gare anche nel periodo di lockdown causato dalla pandemia da COVID-19. Il percorso che porta alla digitalizzazione degli appalti pubblici non può tuttavia ancora dirsi concluso. L’auspicio è che presto tutte le informazioni riguardanti gli operatori economici e le procedure di gara possano essere reperite su database uniformi e centralizzati (come il c.d. Fascicolo dell’Operatore Economico ex art. 81, c. 4, d.lgs. n. 50/2016), a beneficio tanto delle stazioni appaltanti nella scelta dell’aggiudicatario, quanto degli stessi operatori economici.

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Il contributo si propone di riflettere sui vani e ripetuti tentativi del legislatore di semplificare la normativa e le procedure per l’affidamento dei contratti pubblici, principalmente mediante discipline emergenziali che, spesso, generano maggiori incertezze di quelle che vorrebbero risolvere, e che comunque contribuiscono ad accrescere le difficoltà interpretative ed applicative. Si suggerisce perciò di perseguire in primo luogo la stabilità della disciplina, e in secondo luogo una sua effettiva semplificazione mediante la valorizzazione della discrezionalità, professionalità e responsabilità delle stazioni appaltanti.

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Il sistema istituzionale e le procedure decisionali dell’UE si basano sulla scissione dei ruoli (“dédoublement fonctionnel” di Georges Scelles) da parte dei detentori del potere esecutivo e delle relative amministrazioni negli Stati Membri, che agiscono come organi dello Stato e, allo stesso tempo, dell’UE. L’Unione incarna una forma di federalismo esecutivo paragonabile a quello tedesco, con tutti i problemi di un sistema politico interconnesso (“Politkverflechtung”), come ad esempio la cosiddetta trappola delle decisioni comuni (“Politkverflechtungsfalle” di Fritz W. Scharpf). Lo sviluppo dell'integrazione europea ha rafforzato gli organi esecutivi degli Stati Membri a scapito dei parlamenti e, allo stesso modo, gli organi esecutivi centrali rispetto alle autorità locali e regionali. Tuttavia, questo rafforzamento è stato accompagnato da un’attenuazione delle linee di responsabilità e della c.d. accountability.

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L'UE ha aggiunto alla nostra costituzione una dimensione di legalità superiore, determinata dal giudice e realizzata da un edificio costruito dalla legge. Quando furono apprese le lezioni di Van Gend en Loos e Costa c. ENEL, gli effetti furono profondi: non solo la legislazione che violava il diritto dell'UE direttamente applicabile non veniva applicata, ma potevano essere emesse ingiunzioni contro un ministro che sostituiva la Regina come funzionario della Corona in violazione del diritto dell'UE. L'uscita dall'UE ha comportato un'importante modifica della nostra Costituzione. L'EU (Withdrawal) Act 2018 (EUWA) (e ora si veda l'EU Withdrawal Agreement Act 2020) è stato approvato per garantire una transizione agevole per il sistema giuridico del Regno Unito dopo la Brexit. Ciò significa che tutto il diritto dell'UE (ad eccezione della Carta dei diritti fondamentali), insieme ai principi di interpretazione del diritto dell'UE antecedenti alla Brexit (noti come "principi generali del diritto") e alla giurisprudenza della Corte di giustizia antecedente alla Brexit, sono stati convertiti nel diritto del Regno Unito il 31 dicembre 2020 come " retained EU Law" (REUL). Il Governo intende sia dare priorità alla riforma del diritto dell'UE conservato nelle aree che porteranno "il maggior guadagno economico", sia dare al Parlamento il potere di definire con maggiore precisione il rapporto tra il diritto dell'UE conservato e il diritto del Regno Unito. Il margine di deviazione dagli standard dell'UE sarà limitato dalle realtà economiche e commerciali. Una priorità costituzionale urgente sarà la sfida al Parlamento di tenere sotto controllo l'ampia delega di poteri legislativi all'esecutivo che la Brexit ha comportato.

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Il contributo evidenzia due diversi approcci nella risposta all’emergenza pandemica. L’A. si concentra sulla “Legge Pandemia” adottata dal Belgio per garantire un quadro legale organico all’interno del quale collocare le azioni amministrative di contrasto alla pandemia. Successivamente, invece, analizza la creazione di una nuova autorità amministrativa nell’ambito dell’Unione europea.

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L’avvento di Uber ha stravolto le categorie giuridiche tradizionali e impone un ripensamento dei paradigmi dell’intervento pubblico in economia. La volontà del presente contributo è quella di analizzare e di mettere a confronto gli interventi di regolazione del fenomeno Uber, attraverso una lettura comparata dell’ordinamento statunitense e di quello europeo, anche alla luce della più ampia prospettiva di regolamentazione dei servizi nati e sviluppatesi grazie alla rete e generalmente riconducibili alla categoria della sharing economy che si trova ad operare in settori fortemente regolamentati e dominati spesso da operatori ispirati a valori fortemente corporativistici. L’analisi condotta è funzionale a illustrare alcuni spunti per un’efficace regolazione del fenomeno che sappia coniugare l’esigenza di superamento di ottiche di regolazione eccessivamente rigide ispirate a una chiusura del settore che hanno inevitabilmente effetti deleteri sui consumatori che vogliano usufruire del servizio di trasporto sia di forme di liberalismo eccessive che svincolino i gestori delle piattaforme, spesso grandi multinazionali, dai vincoli a cui gli operatori tradizionali sono sottoposti.

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Nell’ambito dell’iniziativa “Book Forum” del CERIDAP si è tenuto lo scorso 27 gennaio 2022 l’incontro di studi su “L’intervento di contrasto pubblico della povertà”, in occasione del quale è stato presentato l’omonimo volume di cui è autore il Prof. Claudio Franchini (Editoriale Scientifica, Napoli, 2021). Il contributo intende ripercorrere gli interventi dell’incontro.

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Il contributo ha ad oggetto l’impatto dell’evoluzione tecnologica sulla gestione e sulla erogazione dei servizi pubblici. Il focus dell’analisi riguarda specificamente la mobilità urbana, evidenziando come le nuove tecnologie introducono un nuovo concetto di mobilità, la cui compatibilità deve essere verificata alla luce dei principi dei servizi pubblici.

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La globalizzazione del commercio, la digitalizzazione, la circolazione di grandi quantità di ricchezza imponibile e la facilità con cui oggi si possono attuare pratiche elusive volte a deviare la materia imponibile, hanno fortemente intaccato le rigide definizioni giuridico-fiscali che, ancora oggi, cercano di imbrigliare queste nuove forme di ricchezza altamente mobili. Infatti, non solo le imprese digitali approfittano delle definizioni e degli istituti preesistenti, creati per tassare i redditi prodotti dalla cosiddetta economia tradizionale, per non essere radicate in un determinato territorio; ma, soprattutto, utilizzando i nuovi strumenti digitali, riescono direttamente a nascondere molti segmenti della loro attività. In questo articolo, dopo una rapida rassegna della storia dell'economia digitale, cercheremo di offrire un'ipotetica soluzione alla questione ancora controversa di come tassare questi redditi, altamente mobili.

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L'articolo analizza la recente giurisprudenza sul prospective overruling delle misure amministrative nazionali disciplinate dal diritto dell'UE (sentenza del Consiglio di Stato n. 17 e 18/2021) per verificarne la conformità con la giurisprudenza della Corte di giustizia europea. Infatti, è nella giurisdizione esclusiva della Corte di giustizia stabilire se una violazione dichiarata del diritto dell'UE può essere tollerata per il tempo necessario ad evitare la violazione di un legittimo affidamento. Quindi le sentenze del giudice nazionale sul prospective overruling riguardante il diritto UE sono ultra vires.

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