Diritto Internazionale

A livello globale, governi e parti private come le imprese, le ONG e gli individui lottano per gestire un numero crescente di dispositivi elettronici utilizzati. Ci sono effetti di avvelenamento sulla terra che spesso richiedono molti anni per emergere, ostacolando i diversi tentativi di raggiungere la neutralità nel degrado del suolo. La legislazione e l'applicazione della legge devono concentrarsi sull'eliminazione e la neutralizzazione dei composti pericolosi generati dai rifiuti elettronici, garantendo un adeguato stoccaggio e prevenendone il commercio illecito. Dopo aver esaminato il diritto internazionale pubblico pertinente e le organizzazioni interessate, viene valutato uno scenario mondiale e la tassonomia della pertinente Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Il documento conclude che, sebbene le autorità pubbliche stiano lavorando duramente per ridurre l'inquinamento ambientale causato dai rifiuti elettronici, gli strumenti legislativi e gli approcci esistenti a livello internazionale, regionale e nazionale potrebbero essere attuati in modo più efficace. È necessario intraprendere azioni globali per garantire la protezione dell'ambiente e la sicurezza umana, affrontando nel contempo le ambiguità del diritto nazionale e internazionale.

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La globalizzazione del commercio, la digitalizzazione, la circolazione di grandi quantità di ricchezza imponibile e la facilità con cui oggi si possono attuare pratiche elusive volte a deviare la materia imponibile, hanno fortemente intaccato le rigide definizioni giuridico-fiscali che, ancora oggi, cercano di imbrigliare queste nuove forme di ricchezza altamente mobili. Infatti, non solo le imprese digitali approfittano delle definizioni e degli istituti preesistenti, creati per tassare i redditi prodotti dalla cosiddetta economia tradizionale, per non essere radicate in un determinato territorio; ma, soprattutto, utilizzando i nuovi strumenti digitali, riescono direttamente a nascondere molti segmenti della loro attività. In questo articolo, dopo una rapida rassegna della storia dell'economia digitale, cercheremo di offrire un'ipotetica soluzione alla questione ancora controversa di come tassare questi redditi, altamente mobili.

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L'accordo commerciale con il Regno Unito ha evitato lo scenario peggiore, ma è complesso e contingente. Stabilisce la libertà degli scambi di merci, senza evitare l'aumento della burocrazia doganale. Definisce una piattaforma per la parità, ma prevede misure compensative (ritorsioni?) in caso di deroga alle norme in vigore. Non c'è praticamente alcun accordo per i servizi, per cui i negoziati devono proseguire. Esiste una moratoria sulla pesca fino al 2026, con una graduale riduzione delle catture nella zona economica esclusiva (ZEE) britannica. Gli europei possono viaggiare senza visto per 90 giorni, ma non esiste un accordo generale sulla mobilità. In sostanza, il Regno Unito diventa un paese terzo per l'Unione europea e le norme sull'applicazione del trattato e sulla risoluzione dei conflitti, basate su misure arbitrali e compensative, possono sfociare in una procedura permanente di negoziazione e contenzioso

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La Brexit rappresenta un cambiamento rilevante nel quadro giuridico e politico delle relazioni UE-Regno Unito. Le attuali normative sulla sicurezza alimentare e idrica, nonché quelle riguardanti gli standards di valutazione di impatto sull’ambiente, potrebbero essere messe in pericolo. Questo contributo considera la Brexit non solo come una mera “rottura” negativa del sistema al fine di abbassare gli standards ambientali stabiliti. Infatti, si mette in evidenza che i potenziali rischi ambientali posti dalla Brexit potrebbero essere mitigati applicando il principio di non regressione, e contemporaneamente le istituzioni possono andare avanti adottando strumenti giuridici e azioni politiche più in linea con l’ecologia, tra l'altro creando una nuova governance ambientale e mantenendo un livello alto di cooperazione con l’UE.

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L’accordo commerciale e di cooperazione UE-Regno Unito, pubblicato il 26 dicembre, mantiene l’accesso al mercato dell’UE da parte del Regno Unito e viceversa, ma in misura molto minore rispetto a quanto garantito dal diritto dell’Unione europea. L’approccio del governo Johnson ai negoziati ha portato ad un trattato che manca delle principali garanzie di certezza del diritto offerte dal diritto dell’Unione con i concetti di applicazione uniforme, effetto diretto, primato e interpretazione conforme. La Brexit sta creando molti più perdenti che vincitori.

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L'accordo di recesso, che regola lo status dei cittadini stabilitisi prima del 1° febbraio 2020, garantisce il mantenimento ad vitam dei diritti di libera circolazione e di soggiorno dei cittadini dell'UE nel Regno Unito e viceversa per i cittadini britannici stabilitisi nell'UE. Se ci saranno uno o più altri accordi vincolanti sul libero scambio e altre questioni tra il Regno Unito e l'UE che entreranno in vigore il 1° gennaio 2021 per evitare un "hard Brexit" molto dannoso dipende da variabili che sfuggono alla razionalità e sono quindi imprevedibili.

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Mentre il mantenimento dei diritti acquisiti dai cittadini UE residenti nel Regno Unito (e viceversa) prima del recesso è garantito dall’Accordo sul recesso firmato a gennaio, ed entrato in vigore il 1° febbraio 2020, il futuro delle relazioni tra UE e Regno Unito dipende del risultato dei negoziati in corso. Negoziati il cui esito rimane molto incerto, data la difficoltà di pervenire ad un accordo di libero scambio e sulla pesca; e data la recente iniziativa britannica di un disegno di legge presentato dal governo britannico stesso come un inadempimento parziale all’Accordo di recesso per quanto riguarda la circolazione delle merci tra Irlanda del Nord e UE. La tattica negoziale dell'attuale governo britannico - e in particolare del suo leader - è diventata però chiara: si tratta di mostrare i muscoli in vista del braccio di ferro che si terrà nelle prossime settimane. Sicché, in verità, un accordo commerciale equo e reciprocamente vantaggioso, e che al tempo stesso mantenga la pace sul fronte irlandese, duramente conquistata, è ancora possibile.

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