Giancarlo Vilella

Professore a contratto nell'Università degli Studi di Milano e nell'Università Politecnica delle Marche, già Direttore Generale del Directorate-General for Innovation and Technological Support del Parlamento europeo

A un anno dalle elezioni europee del 2024, è utile cercare di comprendere quale sia l’eredità che lascia la IX legislatura, la quale a ben guardare appare davvero eccezionale. Durante la legislatura in corso si è determinato un mutamento dell’Unione europea che ha messo in luce le sue capacità di adottare decisioni forti, coraggiose e fortemente innovative. E anche la sua capacità d’imporsi come legislatore determinato. L’articolo esamina alcuni aspetti importanti in questo senso e indica nuovi percorsi di ricerca.

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L’articolo analizza l’evoluzione recente degli interventi dell’UE che costituiscono a un tempo delle sfide e delle opportunità: futuro dell’Europa, Stato di diritto, economia, digitalizzazione. L’analisi è condotta alla luce delle conseguenze della guerra in Ucraina che hanno influenzato quegli interventi: infatti, le conseguenze della guerra si aggiungono alle sollecitazioni della Conferenza per quanto riguarda il futuro dell’Europa, si aggiungono alle azioni anti-Covid per quanto riguarda la crescita dell’economia, e rendono più urgente il processo di sovranità digitale dell’Unione. In chiusura l’articolo propone alcune riflessioni derivanti dall’analisi, in particolare si chiede se nel nuovo contesto l’UE stia emergendo come soggetto politico, se ha le ambizioni adeguate al suo sviluppo, se riesce a governare i cambiamenti sociali profondi imposti dalla digitalizzazione e, infine, se continua a costituire un baluardo a difesa della democrazia.

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Il contributo evidenzia due diversi approcci nella risposta all’emergenza pandemica. L’A. si concentra sulla “Legge Pandemia” adottata dal Belgio per garantire un quadro legale organico all’interno del quale collocare le azioni amministrative di contrasto alla pandemia. Successivamente, invece, analizza la creazione di una nuova autorità amministrativa nell’ambito dell’Unione europea.

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Quando l'Unione Europea tornerà dopo la pausa estiva (la rentrée), nel settembre 2021, inizierà la seconda metà della nona legislatura e la seconda metà del mandato della Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen: le sfide sono enormi, i progetti in corso sono numerosi e complessi e tutte le istituzioni europee sono chiamate a far fronte a una situazione certo delicata ma ricca di stimoli e potenzialità. Innanzitutto, la Conferenza sul futuro dell'Europa deve essere portata a termine con successo: qui è in gioco non solo la credibilità dell'Unione, ma anche la sua capacità di tenere saldamente il timone nei prossimi anni. Allo stesso tempo, ma sempre strettamente legata alla Conferenza, c'è la questione della difesa dei valori fondanti dell'Unione, in particolare lo stato di diritto e la non discriminazione, che sono oggetto di controversie con alcuni Stati. C'è poi la necessità di far partire l'operazione Next Generation EU - una delle più importanti iniziative politiche ed economiche della storia del continente - e, con essa, far uscire l'Europa dalla crisi pandemica, che coinvolge diverse questioni oltre a quella, evidente, della salute. I prossimi anni saranno decisivi anche per valutare la validità e la solidità dell'accordo sulla Brexit, delicato come le tensioni sulla libera circolazione determinate dall’emergenze. Infine, c'è l'immenso cantiere della digitalizzazione con i suoi vari temi (intelligenza artificiale, servizi digitali, telelavoro, cyber sicurezza). Vale quindi la pena di fare rapidamente il punto della situazione in corso.

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Il governo Draghi si è insediato in un momento in cui il mercato del lavoro, caratterizzato dall'influenza decisiva delle tecnologie informatiche e da un alto grado di mobilità, sta subendo grandi cambiamenti. L'emergere della pandemia, in corso da quasi un anno al momento del giuramento del governo Draghi, ha colpito il mercato del lavoro con la distruzione di posti di lavoro e la mancata creazione di nuovi, accentuando allo stesso tempo il processo di cambiamento in corso (informatica, mobilità). Il fenomeno è sovranazionale, e l'Unione Europea sta agendo su due livelli: affrontando l'emergenza (SURE, iniziativa Giovani, EU Next Generation, ecc.) e intervenendo sulla base di una strategia incentrata sugli investimenti nelle tecnologie informatiche. Sono queste tecnologie che stanno cambiando i processi produttivi e le modalità di svolgimento dei mestieri e delle professioni, rimodellando il mercato del lavoro e rendendo necessario l'aggiornamento e il profilo informatico dei lavoratori e creando una forte asimmetria tra i lavoratori e le loro prospettive occupazionali. Il discorso del premier e il programma di governo tengono conto di questo problema: da un lato hanno annunciato riforme dell'assegno di riallocazione e dei centri per l'impiego, dall'altro parlano di rafforzamento delle infrastrutture (banda larga, 5G) e della trasversalità della transizione digitale. Tutto ciò sembra appropriato. La speranza è che tutto questo venga fatto nel contesto strategico europeo e che il mercato del lavoro diventi il perno onnipresente della transizione trasversale.

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I punti essenziali del ragionamento sviluppato in questo articolo sono: il Covid-19 ha messo in evidenza il ruolo svolto dall'amministrazione come ponte nel confronto (conflittuale) tra il potere della scienza e il potere politico; l'emergenza sanitaria ha messo in luce l'importanza del funzionamento delle istituzioni parlamentari per la difesa della democrazia dato che il potere esecutivo (oggettivamente) ha il sopravvento. L'amministrazione del Parlamento europeo è un caso di studio molto interessante in questo senso perché è riuscita a far fronte all'emergenza grazie a diversi fattori; l'EPA ha attuato negli ultimi anni un programma di digitalizzazione strutturale del Parlamento europeo. Infine, l'EPA ha lavorato per attivare una capacità amministrativa per gestire le "misure senza precedenti" che si sono dovute adottare: tale capacità è stata raggiunta realizzando le azioni nel rigoroso quadro della governance del Parlamento europeo e sotto il suo controllo permanente.

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European Parliament

L’emergenza sanitaria Covid-19 ha fra i tanti effetti anche quello di mettere sotto pressione le istituzioni democratiche nel loro funzionamento: in particolare i parlamenti sono costretti a cedere spazio agli esecutivi a causa della situazione eccezionale. Se non si prendono le giuste misure a questo proposito, ci sono certamente rischi per la democrazia nel prossimo futuro. L’articolo esamina i vari dettagli dell’operazione, sia dal punto di vista delle regole che dal punto di vista delle soluzioni tecnologiche. Si tratta di un’esperienza rilevante per gli sviluppi futuri.

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