Giustizia

Il saggio affronta il problema della definizione della funzione amministrativa a partire dal dibattito dottrinale che si è svolto in Italia. Partendo dalla definizione di Zanobini della funzione amministrativa come attività dei pubblici poteri volti alla cura in concreto di un interesse pubblico e passando per le definizioni proposte in particolare da Benvenuti e da Giannini, il saggio esamina, in particolare, le definizioni proposte da Marongiu e Scoca. Dopo la ricostruzione del dibattito dottrinale, si giunge a proporre una definizione della funzione amministrativa il cui tratto caratteristico è individuato nel suo essere un’attività dei pubblici poteri che si risolve sempre nel rispetto dei vincoli posti dalle norme e di quelli scaturenti dal caso di realtà. Nonché in un’attività caratterizzata dal raccordarsi con il passato e il proiettarsi verso il futuro: dal momento che, quanto viene deciso in relazione al caso di realtà presente, costituirà un elemento che, insieme agli altri, concorrerà necessariamente a risolvere situazioni problematiche future.

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Potere amministrativo, poteri e interessi privati



Post author | 8 Aprile 2024 | Non ancora fascicolato

Potere pubblico e potere privato non sono alternativi o necessariamente contrapposti: i tempi dell’economia impongono regole adattabili, multidimensionali e fluide che non tollerano rigide, seppure rassicuranti, schematizzazioni. Cosa si può considerare potere privato e quali le cause che ne determinano il peso? Con quali strumenti il poter pubblico si serve di quello privato e con quali se ne difende? La risposta a tali questioni passa, tra le altre, per una indagine sul rapporto tra politica e amministrazione, sul lobbying, sulla autorevolezza e credibilità dell’amministrazione, alla ricerca di una rinnovata dimensione di fiducia.

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Il ricorso per cassazione per motivi inerenti alla giurisdizione non può mai riguardare un principio di diritto, sebbene contenuto nella forma di sentenza, né tantomeno un contenuto di interpretazione della legge da parte del Consiglio di Stato. La funzione nomofilattica attribuita all’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato è baluardo della duplicità organica di giurisdizioni disegnata dall’ordinamento costituzionale.

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Il presente contributo analizza le concezioni, le componenti e gli elementi contingenti che hanno definito quella evoluzione dello stato di diritto che ha dominato la pratica giuridica e giudiziaria per oltre un decennio, soprattutto in Europa. Naturalmente, in un'impresa di questo tipo, la selezione degli elementi pertinenti e, soprattutto, le considerazioni che ne derivano non sono immuni a una prospettiva strettamente in linea con le funzioni di un giudice della Corte di giustizia dell'Unione europea. Data la particolare rilevanza dei recenti sviluppi relativi allo stato di diritto in paesi terzi, e più precisamente negli Stati Uniti e in Israele, è parso opportuno includere anch’essi nell'analisi.

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A livello globale, governi e parti private come le imprese, le ONG e gli individui lottano per gestire un numero crescente di dispositivi elettronici utilizzati. Ci sono effetti di avvelenamento sulla terra che spesso richiedono molti anni per emergere, ostacolando i diversi tentativi di raggiungere la neutralità nel degrado del suolo. La legislazione e l'applicazione della legge devono concentrarsi sull'eliminazione e la neutralizzazione dei composti pericolosi generati dai rifiuti elettronici, garantendo un adeguato stoccaggio e prevenendone il commercio illecito. Dopo aver esaminato il diritto internazionale pubblico pertinente e le organizzazioni interessate, viene valutato uno scenario mondiale e la tassonomia della pertinente Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Il documento conclude che, sebbene le autorità pubbliche stiano lavorando duramente per ridurre l'inquinamento ambientale causato dai rifiuti elettronici, gli strumenti legislativi e gli approcci esistenti a livello internazionale, regionale e nazionale potrebbero essere attuati in modo più efficace. È necessario intraprendere azioni globali per garantire la protezione dell'ambiente e la sicurezza umana, affrontando nel contempo le ambiguità del diritto nazionale e internazionale.

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Il giudicato formatosi sul decreto ingiuntivo non impugnato può essere rimesso in discussione attraverso l’opposizione tardiva di cui all’art. 650 c.p.c., opportunamente interpretato al fine di consentire la rimessione in termini del debitore che non sia stato avvertito delle possibilità di contestare le clausole abusive del contratto concluso con il consumatore.

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Nell’ordinamento italiano – Stato costituzionale uscito dai feroci totalitarismi del XX secolo – l’accesso al giudice è filtrato da un controllo di meritevolezza che si fonda su concetti indeterminati, cioè sulla base di variabili e personali tavole di valori. È quindi possibile – necessario forse – utilizzare il paradigma della legittimazione ad agire slargandone il più possibile i confini. Occorre allentare, se non proprio recidere, il vincolo – sinora stretto e soffocante – tra vicinanza del soggetto al luogo fisico dove la decisione amministrativa impatta, e azionabilità della pretesa. V’è un obiettivo minimo, di recente inquadrato anche dalla Plenaria del Consiglio di Stato: leggere la vicinitas in termini di contiguità non più solo materiale, ma anche assiologica. E poi uno più ambizioso: de-soggettivare la pretesa, sino a configurare diritti trans-soggettivi, cioè “senza padrone”.

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I sistemi giudiziari stanno vivendo una stagione di forte pressione istituzionale e sociale per migliorare, da un lato, la propria efficacia ed efficienza; dall’altro, il livello di trasparenza e accountability. Ciò è ancor più evidente con riferimento al contesto italiano, in cui il dibattito sul sistema giudiziario è sempre stato molto acceso e i tentativi di riforma numerosi. Tra l’altro, una nuova riforma del sistema giudiziario è considerata la conditio sine qua non per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il presente articolo si propone di esplorare la diffusione della rendicontazione socio-ambientale e di sostenibilità tra gli uffici giudiziari italiani, con particolare riguardo ai fattori facilitanti ed ostacolanti tali pratiche. A tal fine, è stata condotta, nell’ambito di una ricerca internazionale, una survey che ha coinvolto 430 Uffici appartenenti al sistema giudiziario ordinario italiano. L’indagine, basata su 57 risposte valide, evidenzia una diffusione ancora molto limitata della rendicontazione di sostenibilità, nonostante vi sia una buona conoscenza della sua funzione e quindi una certa consapevolezza della sua potenziale utilità. Risultati interessanti sono stati evidenziati anche in riferimento ai fattori ostacolanti o facilitanti. Da ultimo, l’articolo fornisce alcune implicazioni per i responsabili politici e per gli Uffici intenzionati a intraprendere questo percorso.

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L’art. 80, comma 5, lett. c) del Codice degli Appalti prevede l’esclusione dell’operatore economico da una procedura di gara laddove la stazione appaltante dimostri, «con mezzi adeguati», che lo stesso si sia reso colpevole di gravi illeciti professionali, tali da rendere dubbia la sua integrità o affidabilità. La ratio della norma – oggetto di recente modifica da parte del legislatore – è l’«esigenza», da parte della pubblica amministrazione, «di assicurare l’affidabilità di chi si propone quale contraente» (vedi Consiglio Stato, sezione V, sentenza 11 aprile 2016, n. 1412), sicché poter valutare l’integrità dell’operatore economico attraverso un adeguato processo valutativo. La discrezionalità di tale disposizione – nel punto in cui prevede l’esclusione dell’operatore economico per gravi illeciti professionali sulla base di un qualsiasi mezzo ritenuto dalla stazione appaltante adeguato – è stata oggetto di recente trattazione da parte del Tribunale Amministrativo Regionale per la Sardegna, che, con sentenza del 3 ottobre 2022 n. 646, ha chiarito come tale valutazione presupponga un iter logico basato su due livelli, uno oggettivo e uno relativo, che tenga conto tanto dell’oggettiva gravità dell’illecito professionale posto in essere dall’operatore, quanto dell’effettivo pregiudizio che lo stesso possa apportare allo specifico contratto oggetto di affidamento.

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Con sentenza del 12 febbraio 2022 n. 248/2022, il Tar Puglia ha avuto modo di pronunciarsi su alcuni fondamentali aspetti legati all’impatto che un impianto agrivoltaico di nuova generazione ha sul territorio, considerandolo meno gravoso rispetto ad un tradizionale impianto fotovoltaico. Inoltre, il Giudice di prime cure ha riconosciuto l’inidoneità del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale della Regione Puglia con riferimento a queste nuove configurazioni impiantistiche, statuendo, in definitiva, la compatibilità dell’agrivoltaico con le esigenze agricole e pastorali del territorio.

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