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Questo articolo esamina l'implementazione dell'intelligenza artificiale nei processi decisionali all'interno della pubblica amministrazione, con un focus su come affrontare le sfide legate alla trasparenza, alla responsabilità e alla comprensibilità delle decisioni generate dall'IA. L’articolo discute in particolare l'importanza dell'imputabilità nelle decisioni prese con algoritmi di deep learning. Sottolinea che concedendo alle pubbliche amministrazioni il pieno controllo sul set di dati per l'addestramento, sul codice sorgente e sulla base di conoscenza, si può garantire l'imputabilità della decisione. Questo controllo permette alle amministrazioni di validare la pertinenza e l'accuratezza dei dati di addestramento dell'algoritmo, affrontare eventuali bias e rispettare i requisiti legali ed etici. Il documento propone quindi l'utilizzo dei Large Language Models (LLM) come soluzione per migliorare la trasparenza e la motivazione dietro le decisioni assistite dall'IA. Mette in evidenza che gli LLM possono generare output testuali articolati e comprensibili che assomigliano da vicino alle decisioni generate dall'uomo, permettendo una comprensione più profonda del processo decisionale. Inoltre, l'articolo enfatizza l'importanza di fornire l'accesso al set di dati per l'addestramento, al codice sorgente e ai precedenti amministrativi individuali per aumentare la trasparenza e la responsabilità. Sostiene che offrendo questi componenti, gli stakeholder possono valutare la validità e l'affidabilità delle decisioni assistite dall'IA, promuovendo la fiducia nel processo decisionale.

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Il presente contributo esamina il principio di conservazione dell’equilibrio contrattuale nei rapporti di durata tra diritto pubblico e diritto privato, con particolare attenzione ai contratti di appalto e di concessione. Lo scritto, pertanto, si pone l’obbiettivo di indagare le questioni relative alle sopravvenienze e alla rinegoziazione dei contratti, esaminando le clausole di revisione prezzi e le modifiche contrattuali previste dal decreto legislativo n.36/2023.

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La diffusione delle nuove tecnologie telematiche ha generato profonde modifiche in ordine alle tipologie contrattuali elaborate dagli editori e offerte alle istituzioni accademiche o alle centrali di acquisto, ponendo problematiche fiscali di non poco rilievo anche in considerazione della necessità di definire la linea di demarcazione tra prodotto editoriale e prestazione di servizi. A rendere ancor più complessa la materia è il tema della territorialità ai fini IVA del “servizio di pubblicazione”, oggetto delle nuove tipologie contrattuali in corso di adozione, ivi inclusi i contratti “compact” di natura trasformativa, aventi ad oggetto prestazioni continuative di accesso/utilizzo di banche dati e riviste scientifiche on line e di pubblicazioni di articoli scientifici su di esse. La novità della questione e l’incertezza del quadro regolatorio di riferimento hanno indotto editori e reti di acquirenti a richiedere all’amministrazione finanziaria molteplici pareri attraverso la procedura dell’interpello preventivo. Il saggio, esaminando le soluzioni interpretative offerte dalla prassi amministrativa, ricostruisce le problematiche fiscali rivenienti dalle nuove tipologie contrattuali in materia di riviste elettroniche, delineando il regime applicabile ai fini IVA.

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A livello globale, governi e parti private come le imprese, le ONG e gli individui lottano per gestire un numero crescente di dispositivi elettronici utilizzati. Ci sono effetti di avvelenamento sulla terra che spesso richiedono molti anni per emergere, ostacolando i diversi tentativi di raggiungere la neutralità nel degrado del suolo. La legislazione e l'applicazione della legge devono concentrarsi sull'eliminazione e la neutralizzazione dei composti pericolosi generati dai rifiuti elettronici, garantendo un adeguato stoccaggio e prevenendone il commercio illecito. Dopo aver esaminato il diritto internazionale pubblico pertinente e le organizzazioni interessate, viene valutato uno scenario mondiale e la tassonomia della pertinente Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Il documento conclude che, sebbene le autorità pubbliche stiano lavorando duramente per ridurre l'inquinamento ambientale causato dai rifiuti elettronici, gli strumenti legislativi e gli approcci esistenti a livello internazionale, regionale e nazionale potrebbero essere attuati in modo più efficace. È necessario intraprendere azioni globali per garantire la protezione dell'ambiente e la sicurezza umana, affrontando nel contempo le ambiguità del diritto nazionale e internazionale.

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Il contributo sottolinea come i contratti pubblici siano una variabile determinante per il futuro dell’amministrazione ma al tempo stesso rappresentino un grande sfida, per la complessità della materia e la difficoltà nel disciplinarla in modo semplice ma al tempo stesso efficace. Il testo si sofferma sui molti interessi che l’amministrazione deve considerare nell’affidamento degli appalti e su come il nuovo codice abbia cercato di coniugare una disciplina più snella con il perseguimento degli obiettivi di legalità e trasparenza. La difficoltà di semplificare è testimoniata dall’esperienza dell’ordinamento inglese, che sta adottando una riforma della disciplina dei contratti pubblici che presenta molti aspetti comuni alla normativa europea e continentale.

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Il presente contributo analizza il nuovo testo del Codice dei contratti pubblici con riferimento al principio dello sviluppo sostenibile e alla tutela dell’ambiente, che non risultano espressamente indicati dalle disposizioni dedicate ai principi. L’esame delle disposizioni del nuovo Codice costituisce occasione per ricostruire, sul piano interpretativo, il ruolo attribuito, dal legislatore nazionale e da quello europeo, alle stazioni appaltanti nell’utilizzo degli acquisti pubblici per il perseguimento di obiettivi orizzontali, come quello della sostenibilità ambientale e della neutralità climatica. L’approccio seguito nel nuovo Codice risulta in linea di continuità con quello precedente, di tipo mandatory-rigido. Ciò non toglie che, tenuto conto del principio della fiducia, possano essere adottati correttivi di tipo “funzionale”, volti ad assicurare l’effettiva finalizzazione degli acquisti pubblici al conseguimento di benefici per la collettività che minimizzano i danni all’ambiente e favoriscono l’innovazione.

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Il contributo vuole approfondire il ruolo dell’udienza nel sistema processuale amministrativo sloveno e in quello italiano, mettendoli a confronto. In entrambi gli ordinamenti, infatti, in tempi recenti pare essersi posto in discussione il ruolo del confronto tra le parti avanti al collegio ed al pubblico quale momento ineludibile di celebrazione del processo. Lo studio, pertanto, ambisce a individuare gli elementi comuni nei diversi sistemi processuali al fine di determinare un unitario contenuto dell’udienza come diritto umano.

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Le amministrazioni pubbliche sono immerse in una grande rivoluzione tecnologica che sta suscitando molti interrogativi interessanti e intensi dibattiti tra i professionisti del diritto; quelli legati all’uso dell’intelligenza artificiale sono senz’altro tra i più appassionanti e controversi. Tuttavia, le questioni legate all’uso dell’IA da parte delle amministrazioni vanno analizzate nel contesto della trasformazione generale che vive il settore pubblico, la cosiddetta “governance pubblica”, con tutto ciò che questo comporta: in sintesi, si sta delineando un nuovo rapporto tra cittadini e autorità pubbliche, che segna un preciso panorama in cui l’odierna Amministrazione deve agire. Guardando all’essenza stessa del diritto amministrativo come imperniata su un eterno dualismo, il presente scritto studia l’uso dell’intelligenza artificiale nel settore pubblico, alla ricerca di un giusto punto di equilibrio tra efficienza e garanzie.

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Le opere pubbliche costituiscono uno degli oggetti principali e più qualificati della ordinaria disciplina urbanistica ed edilizia, cionondimeno ne sono generalmente sottratte. È a partire dagli anni Settanta del secolo scorso che vengono via via introdotte leggi di settore che attribuiscono ai procedimenti di localizzazione e realizzazione di differenti tipologie di opere pubbliche l’effetto di derogare sia alle previsioni del piano regolatore generale, evitando la procedura ordinaria di variante al piano, sia alla disciplina generale sui titoli abilitativi. Nella stessa direzione si sono mossi i decreti legge n. 77/2021 e n. 36/2022 con riferimento alle opere, agli impianti e alle infrastrutture necessari alla realizzazione di obiettivi strategici dell’Unione europea per la transizione ecologica e energetica del Paese compresi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC). Lo scritto spiega le cause di questa sostanziale “depianificazione” delle opere pubbliche e analizza soprattutto i regimi speciali individuati dal testo unico dell’edilizia.

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L’articolo presenta e rappresenta l’ordine giuridico del digitale, inquadrandolo nella dimensione costituzionale. Quindi, principalmente ma non esclusivamente, i nuovi diritti di libertà che si sono venuti a formare con l’avvento della tecnologia, soprattutto delle piattaforme digitali. Si dubita dell’efficacia di un intervento regolatorio del sistema digitale, come sta facendo la UE con i suoi regolamenti lunghi, complessi, la cui finalità non sembra essere quella promozionale ma sanzionatoria. Nell’articolo vengono evidenziate le luci più che le ombre di un ordine giuridico digitale, sebbene vi siano alcuni problemi riferiti al mercato del digitale, dove le poche grandi aziende esercitano una posizione dominante che limitano il fenomeno concorrenziale. Ulteriori riflessioni sono dedicate al tema della democrazia nell’internet e alle disfunzioni derivanti dalla disinformazione.

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