Jacques Ziller

Già Professore ordinario di diritto dell’Unione europea nell’Università degli Studi Pavia, già Professore di diritto pubblico comparato e di diritto dell’Unione europea all’Istituto universitario europeo di Fiesole, anciennement professeur de droit public à l’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne

Marzo 2024 è stato l’apice di una sorta di gara su quale organizzazione internazionale avrebbe adottato per prima uno strumento per regolamentare lo sviluppo, la produzione e l’uso dell’Intelligenza Artificiale. Il saggio pone in evidenza vantaggi e svantaggi di un trattato del Consiglio d’Europa, così come del Progetto di Convenzione quadro sull’Intelligenza Artificiale, i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto, rispetto ad un regolamento dell’UE come la cosiddetta “legge sull’intelligenza artificiale”. Il contenuto del progetto di Convenzione quadro del Consiglio d’Europa viene presentato solo brevemente, prima di spiegare perché è opportuno un trattato del Consiglio d’Europa sull’Intelligenza Artificiale. Lo strumento della Convenzione del Consiglio d’Europa viene poi confrontato con quello di un regolamento dell’UE, soprattutto per quanto riguarda i limiti derivanti dalle rispettive competenze (del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea), nonché le conseguenze che derivano dalla necessità di ratificare il trattato del Consiglio d’Europa rispetto alla diretta applicabilità del regolamento dell’UE.

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SOLVIT è un servizio on-line gratuito che opera in tutti i paesi dell'UE (e in Islanda, Liechtenstein e Norvegia), che ha ufficialmente iniziato la sua attività nel luglio 2002. Nasce come rete di centri SOLVIT nazionali, collegati tramite una rete multilingue basata su Internet, con il compito di far collaborare i centri nazionali per raggiungere l’obiettivo di aiutare le imprese e i cittadini a superare le questioni transfrontaliere. Nel corso del tempo, e non senza possibili criticità in termini sia pratici che giuridici, si è evoluto in uno strumento di supporto del mercato unico multi-sfaccettato e che serve anche allo scopo di identificare e cercare di superare i casi di non corretta applicazione delle norme UE da parte delle autorità nazionali e locali.

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Il sistema istituzionale e le procedure decisionali dell’UE si basano sulla scissione dei ruoli (“dédoublement fonctionnel” di Georges Scelles) da parte dei detentori del potere esecutivo e delle relative amministrazioni negli Stati Membri, che agiscono come organi dello Stato e, allo stesso tempo, dell’UE. L’Unione incarna una forma di federalismo esecutivo paragonabile a quello tedesco, con tutti i problemi di un sistema politico interconnesso (“Politkverflechtung”), come ad esempio la cosiddetta trappola delle decisioni comuni (“Politkverflechtungsfalle” di Fritz W. Scharpf). Lo sviluppo dell'integrazione europea ha rafforzato gli organi esecutivi degli Stati Membri a scapito dei parlamenti e, allo stesso modo, gli organi esecutivi centrali rispetto alle autorità locali e regionali. Tuttavia, questo rafforzamento è stato accompagnato da un’attenuazione delle linee di responsabilità e della c.d. accountability.

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Il Consiglio di Stato francese ha categoricamente respinto la tesi che i tribunali degli Stati membri, in particolare le loro corti supreme (o costituzionali) sarebbero autorizzati a controllare un eventuale “ultra vires” delle Istituzioni europee. La stesura della sentenza è un modo implicito di riconoscere - diversamente da quanto ha fatto la Corte costituzionale federale tedesca nel caso Weiss e la dottrina sulle nozioni di identità costituzionale e di tutela della sicurezza nazionale - che esiste un monopolio della Corte di giustizia UE nell’interpretazione autentica del Trattato. La pronunzia richiama altresì quella giurisprudenza (classica) del Conseil d’Etat che può essere considerata come la versione francese della dottrina dei controlimiti; e che si riferisce al fatto che solo se esiste nel diritto dell’Unione un diritto fondamentale che corrisponda a quello garantito dal diritto costituzionale francese può essere applicato il diritto dell’Unione e la giurisprudenza della sua Corte.

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L’accordo commerciale e di cooperazione UE-Regno Unito, pubblicato il 26 dicembre, mantiene l’accesso al mercato dell’UE da parte del Regno Unito e viceversa, ma in misura molto minore rispetto a quanto garantito dal diritto dell’Unione europea. L’approccio del governo Johnson ai negoziati ha portato ad un trattato che manca delle principali garanzie di certezza del diritto offerte dal diritto dell’Unione con i concetti di applicazione uniforme, effetto diretto, primato e interpretazione conforme. La Brexit sta creando molti più perdenti che vincitori.

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L'accordo di recesso, che regola lo status dei cittadini stabilitisi prima del 1° febbraio 2020, garantisce il mantenimento ad vitam dei diritti di libera circolazione e di soggiorno dei cittadini dell'UE nel Regno Unito e viceversa per i cittadini britannici stabilitisi nell'UE. Se ci saranno uno o più altri accordi vincolanti sul libero scambio e altre questioni tra il Regno Unito e l'UE che entreranno in vigore il 1° gennaio 2021 per evitare un "hard Brexit" molto dannoso dipende da variabili che sfuggono alla razionalità e sono quindi imprevedibili.

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Il ragionamento dei giudici della Corte Costituzionale tedesca per proibire alla Bundesbank di comprare titoli di Sato sul mercato secondario se la BCE non dimostra entro tre mesi la proporzionalità delle sue decisioni nell’ambito del programma PSPP non è sostenibile. I giudici, che dimostrano un’arroganza intellettuale infondata nella loro pretesa ad interpretare il diritto dell’Unione europea, fanno invece errori evidenti nell’applicare il principio di proporzionalità alla delimitazione delle competenze tra l’Unione e gli Stati membri. Essi sbagliano anche dal punto di vista metodologico nella loro applicazione del principio di proporzionalità alle decisioni della BCE, mettendo invece in evidenza i loro pregiudizi in materia di politica monetaria ed economica.

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Coronavirus mascherina Duomo Milano

In questa nota vengono presentate risposte ad alcune domande sul rapporto tra Unione Europea e Italia in questo primo periodo di crisi provocato dalla pandemia del coronavirus.

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