Appalti pubblici

Dopo avere operato una distinzione preliminare tra l’Intelligenza Artificiale come strumento per lo svolgimento di procedure di acquisto da parte della pubblica amministrazione, e l’Intelligenza Artificiale come oggetto di tali acquisti, il contributo si concentra sull’analisi del fondamento e dei limiti del contratto pubblico quale elemento di regolazione dell’Intelligenza Artificiale. Si ritiene, infatti, che stabilire un'interazione sistemica tra l'acquisto di AI da parte delle Pubbliche Amministrazioni e la regolamentazione dell'IA stessa sia cruciale. Ciò contribuirebbe a determinare i contenuti delle norme e la qualità dei risultati associati all'uso dei sistemi di IA in ambito pubblico.

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Il contributo indaga la disciplina italiana degli appalti pubblici di cybersicurezza. Dopo essersi soffermato sulle norme in materia introdotte dal Codice appalti del 2023 e averne evidenziato la natura programmatica, l’articolo analizza la disciplina giuridica dettata per gli appalti pubblici nell’ambito della cybersecurity: sia quella applicabile alle Pubbliche Amministrazioni in generale (fra cui quelle ricomprese nel Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica), sia quella speciale riservata alle procedure di gara bandite dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, mettendo in evidenza il collegamento fra programmaticità della norma e necessità della promozione e diffusione della cultura della cybersicurezza svolta dai soggetti pubblici.

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Il contributo si propone si esaminare con approccio critico le nuove modalità di regolazione che la disciplina dedicata al contrasto alla anticorruzione ha introdotto nel nostro ordinamento. Il tema è affrontato sfruttando la dialettica tra i concetti di conoscenza e potere pubblico, assumendo come punto di partenza dell’indagine la posizione di Michael Foucault, il quale identifica il potere con un rapporto di forza. Sulla scorta di queste premesse viene esaminato il rapporto tra attività amministrativa e saperi tecnico-scientifici, approfondendo specifici istituti caratterizzanti la disciplina nazionale in tema di contrasto alla corruzione, con particolare riferimento al delicato settore dell’affidamento dei contratti pubblici.

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Una delle principali novità del codice dei contratti pubblici di cui al d.lgs. n. 36 del 2023 è rappresentata dalle norme sulla “digitalizzazione” (formale e sostanziale), alle quali è dedicata tutta la parte II del Libro I (artt. 19-36). Nel tentativo di fornirne una lettura sistematica, lo scritto intende mettere in luce come le principali novità introdotte dalle disposizioni richiamate (con particolare riguardo al ciclo di vita digitale del contratto e alla possibilità di utilizzo di sistemi di automazione) compongano un nuovo paradigma dell’evidenza pubblica e quali siano le principali implicazioni non solo nel settore degli appalti pubblici, ma anche sull’azione amministrativa in senso più ampio intesa.

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Il presente contributo analizza in chiave critica la disciplina europea dell’appalto congiunto transfrontaliero, un istituto giuridico volto a raggiungere l’interesse pubblico grazie al soddisfacimento (transfrontaliero) dei fabbisogni di amministrazioni pubbliche dislocate nei vari Paesi membri. Obiettivo, tuttavia, che pare (almeno parzialmente) contraddetto dall’alto livello di complessità della norma e della sua attuazione. Aspetto che, unitamente alla presenza di fattori critici sul piano concreto, conduce le amministrazioni aggiudicatrici a preferire il ricorso ad altre procedure di affidamento.

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Dopo un’analisi della codificazione, da parte del d.lgs. 36/2023, dei nuovi principi in materia di appalti pubblici e della loro gerarchia, l’Autore si sofferma sul rapporto tra principio di buona fede e responsabilità della pubblica amministrazione, per studiare gli effetti giuridici che il primo esercita sulla seconda. In particolare, l’autore afferma che l’art. 5 c. 2 del nuovo Codice prosegue il processo di "civilizzazione” del diritto amministrativo, ampliando l’ambito di risarcibilità delle situazioni giuridiche coinvolte nelle procedure di gara. Tale processo, però, rischia di incontrare un ostacolo nel successivo c. 3, il quale qualifica come «colpevole» l’affidamento ingeneratosi a fronte di una illegittimità «agevolmente rilevabile».

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Il presente contributo offre una rapida disamina della nuova figura del Responsabile Unico del Progetto introdotta dal nuovo Codice dei contratti pubblici adottato il 31 marzo 2023, enunciando le principali caratteristiche di questa figura centrale dell’intervento pubblico e mettendone in risalto gli elementi di novità rispetto alla precedente figura del Responsabile Unico del Procedimento di cui al d.lgs. 18 aprile 2016, cui si va a sostituire.

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Il presente contributo esamina il principio di conservazione dell’equilibrio contrattuale nei rapporti di durata tra diritto pubblico e diritto privato, con particolare attenzione ai contratti di appalto e di concessione. Lo scritto, pertanto, si pone l’obbiettivo di indagare le questioni relative alle sopravvenienze e alla rinegoziazione dei contratti, esaminando le clausole di revisione prezzi e le modifiche contrattuali previste dal decreto legislativo n.36/2023.

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Il contributo sottolinea come i contratti pubblici siano una variabile determinante per il futuro dell’amministrazione ma al tempo stesso rappresentino un grande sfida, per la complessità della materia e la difficoltà nel disciplinarla in modo semplice ma al tempo stesso efficace. Il testo si sofferma sui molti interessi che l’amministrazione deve considerare nell’affidamento degli appalti e su come il nuovo codice abbia cercato di coniugare una disciplina più snella con il perseguimento degli obiettivi di legalità e trasparenza. La difficoltà di semplificare è testimoniata dall’esperienza dell’ordinamento inglese, che sta adottando una riforma della disciplina dei contratti pubblici che presenta molti aspetti comuni alla normativa europea e continentale.

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Il presente contributo analizza il nuovo testo del Codice dei contratti pubblici con riferimento al principio dello sviluppo sostenibile e alla tutela dell’ambiente, che non risultano espressamente indicati dalle disposizioni dedicate ai principi. L’esame delle disposizioni del nuovo Codice costituisce occasione per ricostruire, sul piano interpretativo, il ruolo attribuito, dal legislatore nazionale e da quello europeo, alle stazioni appaltanti nell’utilizzo degli acquisti pubblici per il perseguimento di obiettivi orizzontali, come quello della sostenibilità ambientale e della neutralità climatica. L’approccio seguito nel nuovo Codice risulta in linea di continuità con quello precedente, di tipo mandatory-rigido. Ciò non toglie che, tenuto conto del principio della fiducia, possano essere adottati correttivi di tipo “funzionale”, volti ad assicurare l’effettiva finalizzazione degli acquisti pubblici al conseguimento di benefici per la collettività che minimizzano i danni all’ambiente e favoriscono l’innovazione.

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