ANAC

Il contributo si propone si esaminare con approccio critico le nuove modalità di regolazione che la disciplina dedicata al contrasto alla anticorruzione ha introdotto nel nostro ordinamento. Il tema è affrontato sfruttando la dialettica tra i concetti di conoscenza e potere pubblico, assumendo come punto di partenza dell’indagine la posizione di Michael Foucault, il quale identifica il potere con un rapporto di forza. Sulla scorta di queste premesse viene esaminato il rapporto tra attività amministrativa e saperi tecnico-scientifici, approfondendo specifici istituti caratterizzanti la disciplina nazionale in tema di contrasto alla corruzione, con particolare riferimento al delicato settore dell’affidamento dei contratti pubblici.

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Il primo decennio del sistema anticorruzione italiana permette di cogliere una serie di elementi, positivi e negativi, emersi dall’esperienza delle pubbliche amministrazioni. Questa analisi, però, viene effettuata anche sotto il profilo dell’integrità pubblica. Si tratta di una visione più ampia del sistema di buon governo, dove la prevenzione della corruzione dev’essere sviluppata all’interno di un quadro strategico ed organizzativo complessivo. Il contributo prova a fare una riflessione sull’anticorruzione italiana, cercando di rispondere ad una serie di domande. È giusto continuare ad insistere sulla necessità della politica della prevenzione della corruzione? Quali potrebbero essere le necessarie correzioni da apportare a questo modello? Dopo un breve excursus iniziale sull’evoluzione dell’impianto normativo, si cerca di analizzare i punti di forza e di debolezza di questa politica, che sono desumibili dalla bilustre attività pratica delle pubbliche amministrazioni. La seconda parte si concentra sul tema dell’integrità pubblica, con particolare attenzione all’integrità come principio giuridico del settore pubblico. Nella parte finale, si cerca di capire qual è il grado di relazione tra il sistema italiano di prevenzione della corruzione e quello dell’integrità pubblica.

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Le sfide che discendono dal complesso sistema di riforme messo in campo dall’Italia come risposta alla pandemia portano a chiedersi quale sia l’attuale ruolo svolto dall’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) nel contesto dei contratti pubblici, soprattutto alla luce delle disposizioni del PNRR, della disciplina contenuta nel Codice dei contratti pubblici e della legge delega n. 78/2022 che ne prevede una revisione ancora in atto. Lo scritto si propone di riflettere su questo interrogativo, evidenziando criticità e prospettive evolutive delle competenze dell’ANAC al tempo dell’innovazione, con particolare riferimento alla qualificazione delle stazioni appaltanti.

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